Milano è zona di libertà per le persone LGBTIQ | Intervista al consigliere comunale Michele Albiani

Michele Albiani
31 May 2022
Milano è zona di libertà per le persone LGBTIQ | Intervista al consigliere comunale Michele Albiani

Questa intervista fa parte della nostra campagna #LoveWhereILive e della nostra serie “#ProgressiveLocalStories”, volta a far conoscere le numerose iniziative positive messe in atto da città e regioni progressiste in Europa. Le città e le regioni sono diventate laboratori di soluzioni innovative e, con questa serie, vogliamo scoprire come i sindaci, i consiglieri e i presidenti di regione progressisti mettono in atto politiche per promuovere e proteggere i diritti LGBTIQ.

 

Signor Albiani, lei è consigliere comunale di Milano. La sua città è un esempio di come promuovere e proteggere i diritti delle persone LGBTIQ. Come politico locale progressista, cosa pensa della tutela dei diritti LGBTIQ nella sua città e in Europa?

Noi amministrazioni locali siamo le istituzioni più vicine ai nostri cittadini. È per questo che siamo in grado di ascoltarli direttamente e di comprendere meglio le loro esigenze. E ciò vale anche per la comunità LGBTQ+. Dal 2011, con la maggioranza di governo cittadino guidata dal nostro partito, Milano è riuscita a diventare più inclusiva, e oggi ha la più grande comunità arcobaleno d'Italia, come dimostra anche il numero – ineguagliato a livello nazionale – di rappresentanti dichiaratamente LGBTQ+ eletti in consiglio comunale e nei nostri nove consigli di municipio alle ultime elezioni dell'ottobre 2021; rappresentanti tra cui figuro anch'io, Monica Romano, primo membro transgender del consiglio comunale di Milano, nonché due presidenti di municipio, Mattia Abdu e Giulia Pelucchi.

Ma tutto questo non basta ancora, anzi è ben lungi dall'essere sufficiente.

Nel nostro paese, come riferito quest'anno anche da ILGA Europe, i cittadini LGBTQ+ non godono, ad esempio, di alcuna protezione contro i reati generati dall'odio e l'incitamento all'odio. L'anno scorso la proposta legislativa più discussa, nota come “progetto di legge Zan” dal nome del nostro deputato Alessandro Zan, riguardava proprio il tema dell'omotransfobia. Partiti di destra e piccole ma rumorose organizzazioni antitransgender hanno diretto contro la proposta un'opposizione sgradevole e violenta, che ha preso di mira anzitutto la nostra forte volontà di proteggere i cittadini transgender. Ne è risultato, com'è noto, il rigetto della proposta in Senato, accompagnato da applausi e giubilo nei banchi della destra dopo un voto segreto in cui partiti che inizialmente si erano detti favorevoli alla proposta l'hanno di fatto furtivamente osteggiata. Fortunatamente proprio in queste settimane la proposta di legge ha ripreso il suo iter, con il pieno sostegno del nostro segretario nazionale Enrico Letta.

Se, ad esempio, è già una vergogna per un paese europeo che si professa moderno il fatto che manchino politiche paritarie in materia di matrimonio e famiglia per la comunità LGBTQ+, trovo davvero preoccupante che vengano negate dignità e sicurezza a quanti vogliono solo vivere in modo coerente con sé stessi. Questo vuoto, purtroppo, conferisce una chiara legittimazione ai comportamenti omofobici e transfobici, che si registrano anche in una città aperta e inclusiva come Milano.

A parte le iniziative politiche, in quanto città possiamo fornire servizi ad hoc, ad esempio offrendo una formazione adeguata alla polizia locale affinché disponga di tutte le competenze necessarie per gestire eventi discriminatori. Possiamo poi chiedere alla prefettura di fare altrettanto per la polizia di Stato e i carabinieri.

Milan city hall

Quali misure pratiche avete adottato (o pensate di adottare) per rendere la vostra città una città in cui i diritti delle persone LGBTIQ siano pienamente rispettati e promossi?

Ho già proposto l'introduzione di un abbonamento ai mezzi pubblici con un “alias” per le persone transgender i cui documenti d'identità non riflettono il loro genere, e abbiamo votato una mozione su un registro di genere, il primo in Italia, l'iscrizione nel quale consentirà di avere un abbonamento intestato al nome scelto e offrirà alle persone transgender, tra le altre cose, la piena possibilità di votare senza possibilità di discriminazioni nei seggi elettorali.

Prima di concludere il mio mandato farò del mio meglio per dare seguito alla richiesta del nostro movimento arcobaleno locale, che ha chiesto una sola cosa durante le elezioni: un centro LGBTQ+.

Il movimento LGBTQ+ di Milano non solo vanta una lunga tradizione di raccolta di documenti, libri, opuscoli, arte e riviste sulla nostra comunità, ma svolge anche numerose attività tematiche (dedicate alle donne, alla salute sessuale, all'immigrazione, allo sport ecc.) che necessitano di spazi propri adeguati. È la stessa necessità che viene avvertita dalla fiorente scena artistica della nostra città – penso ad esempio, solo per fare un nome, a Drama Milano.

A Milano gli spazi pubblici, soprattutto per i giovani, sono una questione complicata, e uno dei miei obiettivi principali è quello di risolverla. Ritengo che un riesame completo della burocrazia, che semplifichi la concessione delle nostre proprietà, possa partire proprio dal Centro LGBTQ+.

Milan LGBTIQ Freedom Zone

L’anno scorso la Commissione europea ha proposto la sua prima strategia LGBTIQ e il Parlamento europeo ha dichiarato l’UE zona di libertà LGBTIQ. Come può l'Unione Europea contribuire ulteriormente alla promozione dell'uguaglianza LGBTIQ e perché è importante per la vostra città?

Le nostre istituzioni europee hanno già chiarito la loro posizione: non esiste Unione senza diritti. L'ipotesi di revocare i fondi europei ai paesi che non rispettano i diritti delle donne e delle persone LGBTQ+ costituisce un esempio al riguardo. Purtroppo al momento tali istituzioni non dispongono di altri strumenti che possano essere utilizzati per migliorare la situazione in alcuni paesi dell'Unione europea.

Ma abbiamo di fronte una grande opportunità. Da anni diverse figure illustri di tutta Europa – tra cui anche italiani come il nostro Primo ministro Mario Draghi e il compianto ex Presidente del Parlamento europeo David Sassoli – chiedono una riforma generale dei tratti distintivi della nostra Unione. Lavorando, ad esempio, sulla base di politiche comuni in campo economico, giudiziario, dell'istruzione, dell'energia e sociale, garantiremmo a tutti gli europei pari opportunità, diritti, doveri e, soprattutto, dignità. La garanzia di pari condizioni nel matrimonio e nelle politiche familiari, il divieto di terapie di conversione e della mutilazione delle persone intersessuali sono ancora un traguardo molto lontano nella maggior parte dell'Unione europea. Anche l'attuale potere di veto dei singoli paesi costituisce un problema, come abbiamo già visto in tante situazioni.

Spero che, fino ad allora, la Commissione e il Parlamento europeo continueranno a vigilare e a operare per garantire la massima sicurezza possibile alla comunità LGBTQ+, ma non solo. Lavorerò per una Milano dove chiunque possa essere libero di amare e di essere sé stesso. L'Europa dovrebbe fare la stessa cosa.

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