La guerra in Ucraina ha riportato al centro del dibattito europeo la questione della sicurezza alimentare e del settore agricolo. L’impennata dei prezzi di energia, fertilizzanti e materie prime sta mettendo in serie difficoltà tante aziende agricole in Europa. Un aumento medio dei costi di 15.000 €, come stimato dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, porterà a un reddito negativo per il 30% delle aziende agricole italiane.
Dopo la crisi causata dalla pandemia, il conflitto sta mettendo a dura prova la ripresa economica e la transizione verde del settore agricolo. Non hanno perso tempo, infatti, gli oppositori della strategia europea “Farm to Fork” (Dal produttore al consumatore), che hanno fatto della guerra il pretesto per indebolirla.
Tuttavia, non possiamo permetterci passi indietro nella lotta alla crisi climatica, nemmeno di fronte a una guerra. Come relatore al Comitato europeo delle regioni, in rappresentanza degli enti locali e regionali di tutta Europa, sostengo l’importanza d'investire in una transizione verde che sia accompagnata da misure adeguate a breve, medio e lungo termine.
A breve termine, i nostri agricoltori e aree rurali hanno bisogno di più aiuti da parte dell’UE. È grazie al lavoro encomiabile delle aziende agricole e del settore agro-alimentare che abbiamo garantito la sicurezza degli approvvigionamenti durante la pandemia. Un lavoro oggi più che mai necessario di fronte al taglio delle importazioni da Ucraina e Russia. Sono quindi benvenute le misure temporanee sugli aiuti di Stato adottate a marzo dalla Commissione europea, per concedere fino a 35.000 € alle imprese colpite dalla crisi che operano nel settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura.
A medio termine, le regole sugli aiuti di Stato dovranno diventare più flessibili e semplici. Nel contesto delle nuove proposte della Commissione UE per gli aiuti di Stato in agricoltura, che saranno applicate nel 2023, propongo ad esempio di non obbligare gli Stati membri a inviare ogni anno alla Commissione le comunicazioni sugli eventi assimilabili a calamità naturali. Se le calamità sono riconosciute come tali dalle autorità nazionali, non serve ulteriore burocrazia. Inoltre, suggerisco di non obbligare gli Stati membri a pubblicare informazioni sui singoli beneficiari degli aiuti d'importo inferiore a 75.000 € per la produzione agricola, e a 500.000 € per la trasformazione e la commercializzazione di prodotti agricoli.
Va poi riscritto il concetto di piccola e media impresa, creando una nuova definizione di microimpresa ad hoc per il settore agricolo. Queste aziende sono le più adatte a realizzare la transizione ecologica, perché capaci di rafforzare le pratiche agro-ecologiche. Ma per farlo, hanno bisogno di aiuti, ed è da qui che nasce la mia proposta di semplificare le regole sugli aiuti di Stato a loro vantaggio, considerato che le microimprese sono troppo piccole per destabilizzare il mercato unico.
A lungo termine, serve una semplificazione e una vera decentralizzazione della Politica Agricola Comune (PAC), che andrà rivista anche in funzione di una maggiore autonomia strategica europea. I piani strategici nazionali della PAC devono avere delle specificità che aumentino la capacità di produzione.
Azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050 deve rimanere la nostra bussola anche per il settore agricolo e la PAC deve adeguarsi agli obiettivi del Green Deal europeo. È necessario sostenere le aziende agricole nella transizione verde, soprattutto le microimprese e quelle di minori dimensioni con una funzione di tutela e presidio del territorio. Altre importanti misure riguardano lo sviluppo dell’agro-ecologia, la promozione della filiera corta e di sistemi alimentari locali, nonché le clausole speculari per il commercio e la reciprocità degli standard. Sviluppando un’agricoltura più sostenibile saremo anche in grado di ridurre la nostra dipendenza da fertilizzanti ed energie fossili: serve quindi continuare sulla strada della "Farm to Fork”.
Sottolineo infine lo straordinario lavoro dei piccoli agricoltori ucraini. Finora ampiamente trascurati a favore delle grandi imprese agroalimentari, oggi sono loro a portare avanti l’approvvigionamento alimentare di un Paese in guerra.
Non commettiamo di nuovo lo stesso errore. L’agricoltura è sempre stata un pilastro fondamentale della costruzione europea. Con lo stesso spirito dei padri fondatori, l’Unione europea deve oggi dotarsi dei mezzi per sostenere e aiutare nella transizione le microimprese e le pmi che sono e saranno indispensabili per creare un sistema alimentare più sostenibile, più sano e più sicuro.
Guido Milana è membro del Gruppo PSE e relatore del parere del Comitato europeo delle regioni (CdR) sui “Futuri aiuti di Stato dell'UE nel settore agricolo, forestale e delle zone rurali”, adottato il 28 aprile 2022. Milana è stato anche relatore del CdR sulla strategia europea “Farm to Fork” (Dal produttore al consumatore). È membro del Comitato dal 2016 ed è l'attuale Vice-Presidente della Delegazione italiana. Milana è consigliere comunale di Olevano Romano (Lazio) ed è stato deputato al Parlamento europeo dal 2009 al 2014.
***
L'articolo è stato pubblicato da L'informatore agrario num 19/2022.
Crediti fotografici: Raquel Pedrotti on Unsplash.